Il complicatissimo piano Ue dell’Italia per l’auto elettrica

Tre punti per attuarlo: davvero difficile farlo.
urso

Nell’Unione europea adorano le cose complicate. Anche l’Italia s’è europeizzata, infilandosi in tunnel un po’ misteriosi. Ieri la posizione del governo Meloni era: no all’auto elettrica. Contro Bruxelles che dice sì. Ma adesso il ministro delle Imprese Urso (che rappresenta l’esecutivo) cambia le carte in tavola, d’improvviso.

Ban termico ok

Il governo dà l’ok al bando delle vendite di auto diesel e benzina nel 2035. A patto che si realizzino tre condizioni.

Uno. Istituire un fondo di sostegno per l’intera filiera e per i consumatori che acquistano vetture elettriche prodotte in Europa.

Due. Adottare un approccio che favorisca la neutralità tecnologica, riconoscendo un ruolo importante ai biocarburanti, agli e-fuel e all’idrogeno. 

Tre. Definire una strategia per garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie, utilizzando materie prime critiche estratte e lavorate nel continente.

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Problemino

Siccome in Ue da anni si parla di questo, e da anni le cose vanno male, con l’elettrico che ora crolla come conseguenza; allora com’è possibile solo pensare che le tre condizioni si avverino? Mistero italiano. Oltretutto, Bruxelles ha detto e ripetuto che c’è un’apertura solo verso gli e-fuel della Germania, non verso i biocarburanti dell’Italia. Insistere a che pro?

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