Gigafactory Stellantis in Spagna con la cinese CATL: desertificazione automotive Italia per cinque motivi

Ormai, l’Italia è ai margini dell’impero automotive e industriale.

Altro che Gigafactory di Termoli per occupazione e indotto: sarà Gigafactory Stellantis in Spagna con la cinese CATL. Quindi all’estero e con un’azienda del Dragone. Legittima e comprensibile la scelta della multinazionale, in quanto assistiamo alla desertificazione industriale Italia. Ma iniziamo dall’accordo con il colosso del Celeste Impero.

L’accordo

Stellantis rafforza i legami industriali con Contemporary Amperex Technology, appunto CATL, regina delle batterie nel mondo con l’altra cinese BYD. La società euroamericana è già partner del gigante di Ningde nel campo degli accumulatori al litio-ferro-fosfato. La realizzazione di un impianto avverrà a Saragozza. Investimento fino a 4,1 miliardi di euro in una joint venture paritetica che avrà il compito di creare il sito a Figueruelas, alle porte del capoluogo dell’Aragona. Tutto ultra green: neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio. Target, iniziare la produzione entro la fine del 2026: l’impianto potrebbe raggiungere una capacità di 50 GWh, a seconda dell’evoluzione del mercato elettrico in Europa e del continuo sostegno delle autorità in Spagna e dell’Unione europea.

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Desertificazione industriale Italia per cinque motivi

Uno: costo dell’energia stellare per l’industria auto. Diciamo no al gas di Putin, e questo di devasta. Per giunta, dobbiamo rigassificare, con spese immense e dubbi di carattere ambientale. In parallelo, spendiamo per le armi da dare all’Ucraina.
Due: la Cina sta alla larga dall’Italia, che ha detto sì ai dazi anti auto elettriche cinesi. Invece, la Spagna ha detto no, e si vede. CATL sta portando in Europa una tecnologia di produzione di batterie all’avanguardia attraverso i suoi due stabilimenti in Germania e Ungheria, entrambi già operativi.
Tre: burocrazia infernale. Non siamo attrattivi a livello economico. E lentissimo dal punto di vista autorizzativo (decine di enti che devono dire la loro). Basti vedere le colonnine: 20% morte, perché manca l’ok di chissà chi. I bandi per le stazioni sono un mezzo flop. Siamo paralizzati dall’incertezza del diritto e dalla scadente elaborazione delle norme che aggiunge tensione al potenziale investitore.
Quattro: tassazione mostruosa.
Cinque: mercato auto italiano 1.500.000 di auto, quello europeo 12 milioni, quello cinese 23 milioni. Siamo indietro, con l’elettrico che è una micro nicchia.

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