Abbiamo assistito all’introduzione di dazi “definitivi” sulle auto elettriche importate dalla Cina, una misura che le istituzioni sovranazionali europee hanno giudicato necessarie. Pare che il settore auto del Vecchio continente debba essere difeso a suon di proibizionismi, una volta criticati e malgiudicati. Ma la Commissione Europea e il governo di Pechino continuano a cercare un’intesa per ridurre (o eliminare) tali dazi a certe condizioni. Chiudersi, infatti, non ha mai fatto bene ai mercati, alla lunga.
Secondo la televisione di stato cinese, le due parti avrebbero raggiunto un “consenso tecnico” riguardante un meccanismo per controllare prezzi e volumi delle esportazioni, noto come “impegno sui prezzi”. Questo sistema, già utilizzato in passato, avrebbe come obiettivo quello di evitare l’imposizione di dazi doganali.
Il consenso in queste trattative, ovviamente, non rappresenta un accordo definitivo, ma costituisce un primo passo avanti nelle negoziazioni. Il media cinese ha sottolineato che “entrambe le parti sembrano intenzionate a concentrare i propri sforzi sugli interessi condivisi per raggiungere obiettivi comuni”.
La posizione che si respira dall’Unione Europea, però, appare meno ottimistica. Secondo fonti come Bloomberg, i progressi sarebbero minimi e non sufficienti a sciogliere i nodi principali delle trattative. Le dichiarazioni contrastanti riflettono tensioni crescenti tra le due parti, fino a un mese fa ancora in aperta guerra commerciale dichiarata a suon di dazi e contro risposte orientali.
Mentre l’avanzamento pare ancora limitato, Pechino ha criticato tali affermazioni definendole “fuorvianti” e accusandole di interferire negativamente nel processo negoziale. Questo scontro di vedute evidenzia quanto il cammino verso un’intesa sia comunque estremamente tortuoso.
Il dialogo, che si è intensificato con incontri tra il 2 e il 7 novembre, dovrebbe continuare nelle prossime settimane, anche se non è chiaro se porterà a risultati concreti nel breve termine. Da un parte l’Ue intende proteggere la propria industria automobilistica, mentre la Cina punta a preservare la competitività (anch’esso un valore difeso da sempre dall’Ue) dei propri esportatori.